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Ciao paura, accomodati che chiaccheriamo un pò...

Da che l’Homo Sapien Sapiens abita il nostro Pianeta, la paura è stata una sua compagna inseparabile. Pare che questa speciale emozione possa essere riferita anche ad altre specie viventi poiché, se non è dato ad una gazzella rincorsa da una leonessa, dirci che sta provando paura, la sua fuga comunque ci trasmette un messaggio che parla chiaro: meglio mettersi in salvo piuttosto che finire tra le fauci di una terribile predatrice!

Pare accada ugualmente per le piante : quando avvertono un pericolo imminente, si passano segnali per via aerea o radicale.

Un recente studio ( pubblicato sulla rivista Current Biology, condotto dall'americana Cornell University e guidato dal prof. Andrè Kessler ) ha infatti dimostrato che, in caso di pericolo, le piante emettono lo stesso 'odore della paura': “…è un segnale d'allarme universale, formato da un mix di molecole organiche volatili, che serve ad allertare le piante vicine e allo stesso tempo a respingere i parassiti.” Sempre secondo questa ricerca, le piante che lanciano il segnale di allerta, anche se vengono isolate volutamente in gruppi dai ricercatori, sono in grado di trasmettere i loro segnali alle specie vicine, soprattutto per quanto riguarda i tanto temuti parassiti.

Ergo: tra i viventi, le paure primordiali sembra siano di casa e rispondano al diktat di preservare la vita, costi quel che costi.

Nel genere Sapiens, come sappiamo, la paura risponde ai segnali d’allarme lanciati dall’amigdala, il nostro permanent allert center che, in caso di pericolo, predispone il corpo a correre velocemente e a rendere i nostri muscoli più capaci di rispondere ad una prestazione di emergenza ( fuga ).



Questa capacità istintiva si è declinata via via nel tempo, per cui dalla vista del Tirannosaurux Rex, siamo passati alle più attuali fughe difronte ad un terribile incendio, allo scoppio di bombe distruttive, al panico in uno stadio…

Le paure difronte a ciò che non possiamo controllare persistono tuttora ma ritengo che esse costituiscano un nostro meccanismo difensivo “benevolo” e di essenziale importanza per la sopravvivenza dei viventi in generale, non solo della specie Sapiens.

Tuttavia , nel tempo, con il consolidarsi di società sempre più gerarchicamente organizzate, credo che la paura abbia iniziato a percorrere strade sempre più “sofisticate” e sia purtroppo diventata, suo malgrado, uno strumento di potere in mano ad èlites dominanti allo scopo di perseguire e mantenere le proprie posizioni di privilegio.

Così siamo passati dalla paura delle tenebre, delle belve feroci e delle furie della Natura alle paure dell’inferno, del peccato, dello “straniero” o di chi possiede armi più efficienti. Il mondo si regge anche oggi, purtroppo, sulla paura che qualcuno, un fantomatico nemico, possa invaderci e toglierci la vita per sempre: basti ricordare l’esperienza recente dei due conflitti mondiali o la presenza endemica di conflitti armati in diverse aree del Pianeta, per rendercene conto.


Ma la storia ci può offrire anche un’altra prospettiva: se i Sapiens hanno sempre avuto a che fare con la/le paure (istintive o di carattere culturale), è altrettanto vero che tra gli umani sono sempre esistite figure che andavano controcorrente, cercando di affrontarle e superarle.

Da Prometeo che sfida gli dei per rubare loro il fuoco, a Savonarola, Copernico e Galilei che immaginano universi infiniti e non credono alla versione tolemaica difesa strenuamente dalla Chiesa cattolica ufficiale, a tutti i movimenti che hanno promosso un dialogo inteconfessionale e il ritorno alla chiesa come comunità di amore, sù via via fino ai movimenti pacifisti e antimilitaristi degli anni ’60: di esempi ne possiamo raccogliere in abbondanza e l’elenco potrebbe continuare…


Dunque noi umani abbiamo le capacità e la facoltà di affrontare le paure che le passate generazioni ci hanno trasmesso, il più delle volte inconsapevolmente.

Come farlo?

Le strade sono tante: vediamone qualcuna.

Prima proposta di viaggio : per citare le parole di Ugo Rizzo (Direttore della Scuola di Biodanza a Bari), occorre iniziare a governare il proprio regno, ossia imparare a gestire ciò che ostacola o addirittura impedisce il pieno sviluppo delle nostre esistenze, tra cui appunto la paura.

Portiamo qualche indispensabile esempio.

Se da bambino sono stato indotto a restare più fermo che in movimento, tendenzialmente svilupperò una propensione all’immobilità, perchè in esso vedrò, meglio sentirò in me , risuonare le voci dei miei divieti infantili e sarò poco propenso a varcare nuove mete.

Ugualmente, se sono stato cresciuto da una famiglia fobica verso il contatto fisico, svilupperò una diffidenza verso i miei simili e con difficoltà ne accetterò l’avvicinamento e la relazione intima.

Bene, se alcune di queste paure avvelenano la nostra esistenza, la buona notizia è che possiamo non negarle o peggio far finta che non esistano, ma imparare a gestirle persino a nostro vantaggio.

Numerosi sono i siti e gli scritti dedicati ad attività pratiche, ad esercizi semplici che possono riconciliarci con le nostre paure, donandoci il piacere di vivere la nostra vita pienamente.

Biodanza in questo senso è un ottimo elisir. Impariamo a non temere il prossimo, a non giudicarlo e a condividere il piacere di stare insieme. Chi pratica Biodanza lo sa, lo sente dentro di sè germogliare come un fiore : si diventa più capaci di affrontare le avversità o le difficoltà relazionali camminando per la vita con un atteggiamento più sicuro di se stessi.

Quindi praticando Biodanza possiamo imparare a governare meglio le nostre vite e le nostre paure.

E ora passiamo alla pratica: mi piace immaginare che tu lettore ora ti prenda un pò di tempo per te e con calma, magari ascoltandoti della buona musica, scriva su un quadernino speciale per te, le tue paure. Una volta steso l’elenco, scriva poi cinque frasi che contengano affermazioni positive riguardo alla tua vita (per esempio “nella mia vita tutto procede meravigliosamente bene”) (*). Il passo successivo sarà di ripetere queste frasi prima di addormentarsi o al tuo risveglio. Con costanza, ripetendo questo esercizio creerai in te dei germogli che, agendo in modo subliminale, genereranno una speciale onda che smorzerà gli attacchi delle tue paure: provaci!

Infondo è facile!


Un’ altra proposta di viaggio ,che anch’io ho sperimentato con successo, è quella di disegnare le paure per instaurare con loro un dialogo, come fossero persone per te un pò antipatiche ma con le quali ti trovi, nonostante tutto, a convivere. Dagli pure un nome, immagina il loro modo di essere, di atteggiarsi e di parlare: cosa ti dicono? Quali sono le loro frasi ricorrenti? Ecco di seguito degli esempi:



Quella a sinistra si chiama Egidia ed è una severissima, arcigna maestra che parte da questi indiscutibili e “sani” principi:

- Le orecchie sui quaderni sono bandite

- Se un compagno ti da una sberla, è sempre colpa tua che l’hai provocato

- Se non impari le tabelline, è evidente che non sei intelligente!











Quella di destra, invece, si chiama Suor Tosaura.

Anche per lei valgono dei veri e propri dogmi educativi:

  • Noi siamo SOPRATTUTTO Spirito, pertanto ciò che attiene al corpo indulge di per sè al peccato

  • Solo curando l’anima e disprezzando il corpo si va in Paradiso

  • Lecca lecca e ciupa ciups sono un veleno mortale! Vanno assolutamente evitati!

Infine un’ altra strategia vincente è l’ironia, arma salvifica per noi Sapiens!

Ridere delle nostre paure è un ottimo metodo per conviverci ed instaurare con loro un relazione positiva!

Ecco , ti lascio un ultimo esempio e ti auguro buon cammino!

Si, perchè conoscere i nostri punti deboli viaggiando nell’oscurità della nostra zona d’ombra, è un viaggio che molti sapiens come te hanno già intrapreso con successo…perciò non sei solo! Coraggio! :-)



(*) Nelle frasi che scegli, ricorda sempre: mai scrivere un NON (per esempio "sono sempre calmo e non mi arrabbio mai") . Se hai qualche dubbio scrivici: biodanzacentrogaja@gmail.com


Letture consigliate

Elvino Miali - Crescita personale - Amazon

Daniele Berti - Da Homo Sapiens a Homo ridens - 13LAB Edizioni



 
 
 

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